A cura delle dott.sse Valentina Basaldella e Mara Corallini

Rispetto al cosa fare e come farlo non vi sono certamente delle ricette precostituite utili a tutti, ogni famiglia conosce il proprio mondo e il proprio vissuto rispetto a cosa risulta sostenibile fare per i suoi componenti. Detto ciò potrebbe essere d’aiuto ragionare insieme rispetto a due modalità di gestione: una che riguarda più il versante emotivo e una il versante organizzativo.

Sul piano emotivo potremmo in primo luogo creare uno spazio d’ascolto in cui accogliere i vissuti dei bambini. Dare loro la possibilità di essere ascoltati e compresi mentre raccontano come si sentono e cosa pensano di ciò che sta accadendo è un modo per regolare le emozioni. La difficoltà di reggere l’ansia e il dolore del bambino spesso può farci cadere nella trappola dell’urgenza di farlo smettere di soffrire, ricorrendo a strategie come la distrazione dai sentimenti dolorosi o minimizzando le cose. Invece le emozioni, per poter trovare regolazione, hanno bisogno di poter essere sentite, espresse e vissute in modo completo, per tutto il tempo che serve e fino in fondo al picco massimo della loro intensità. Per operare questo processo regolativo i bambini hanno bisogno che ci sia qualcuno di più grande, più forte e più affettuoso, che sia lì con loro mentre fanno questo. Ed è il modo in cui l’adulto si pone che fa la differenza: c’è bisogno di un adulto disponibile e sincero, che abbia la capacità di ascoltare e accogliere senza fretta e senza paura, di stare accanto al dolore ascoltandolo fino in fondo. A noi può sembrare che restare semplicemente in ascolto sia poco e invece il segreto della regolazione emotiva è tutto qui: ascoltare e riformulare con parole rispecchianti ciò che il bambino ci racconta è la via attraverso la quale il bambino può sentirsi compreso e al sicuro. Non solo. Da queste esperienze il bambino può portarsi via un messaggio importante per la vita: “è possibile trovarsi in difficoltà ma non sono solo e ho imparato che posso essere più forte di quanto credo, posso farcela”.

Per poter fare questo dobbiamo abbracciare la logica del “tempo lento” perché questi passaggi non si compiono in una volta sola, ma grazie ai piccoli momenti del quotidiano, che si stratificano dentro di noi e costruiscono la nostra resilienza e la nostra consapevolezza del fatto che nella vita capitano anche sfide difficili.

Sul piano più organizzativo legato alla gestione del tempo, sarebbe estremamente utile per grandi e piccini mantenere il più possibile una routine fissa che da l’idea di vivere in un ambiente prevedibile che dà sicurezza e che quindi favorisce il benessere di tutti. Controllando la variabile tempo, lasciando però ampio spazio alla sana nullafacenza, il bambino si sentirà più sicuro di sé e soddisfatto del proprio impegno. Qualche utile consiglio:

  1. Organizzare ambiente, strumenti e tempi tenendo conto dei ritmi di ognuno e delle proprie e altrui necessità;
  2. Costruire insieme al proprio figlio un planning settimanale/giornaliero dove poter individuare un orario fisso per seguire le lezioni e svolgere i compiti (per gli studenti della primaria si suggerisce di svolgere delle attività/esercizi di 20-30 min. intervallati con delle brevi pause, per la secondaria di primo grado di 40-50 min, mentre per la secondaria di secondo grado di 60-90 min.);
  3. Mantenere per quanto possibile la solita ruotine per la sveglia, la colazione, il pranzo e la cena…
  4. Pianificare il momento dedicato alla scuola inserendo anche il tempo da dedicare alle altre attività extrascolastiche (gioco/tv/giardino);
  5. Definire delle priorità scegliendo prima di svolgere i compiti più impegnativi per poi passare a quelli più leggeri, equilibrando il carico di lavoro;
  6. Fare in modo che il bambino/ragazzo abbia un margine di scelta rispetto all’ordine di esecuzione del materiale, questo potrebbe essere un fattore motivante!
  7. Al termine dell’oretta di lavoro potreste aiutarlo a riflettere su com’è andata ponendogli domande che lo aiuteranno ad auto-monitorarsi e programmare meglio il momento dei compiti del giorno seguente;
  8. Cercare per quanto possibile di limitare l’uso del pc/tablet a uso prettamente ludico ad un massimo consentito (come suggerito da American Academy of Pediatric, lo “screen time” per i bambini dai 2 ai 5 anni dovrebbe essere massimo 1 ora, e dai 6 anni pensare ad un “piano famiglia” che preveda regole di accesso basandosi su un controllo consapevole);
  9. Infine svolgere attivita’ di gioco insieme e lasciare il tempo alla noia

Dare spazio alle emozioni e organizzare tempo, spazi e attività in modo chiaro, ci permette di costruire per il bambino un rifugio sicuro dove affrontare le sfide della vita, non solo quella odierna della quarantena, ma tutte quelle che verranno, con la consapevolezza che insieme è più facile.