A cura della dott.ssa Valentina Basaldella
Con il termine “apprendimento” ci si riferisce ad un “processo psichico che consente una modificazione durevole nel comportamento per effetto dell’esperienza”. Da ciò l’importanza di non considerarlo come un fatto puramente individualistico ma un processo inter-soggettivo che coinvolge il bambino, i pari, gli insegnanti, i genitori e in questo momento anche la tecnologia, che sta consentendo l’importantissimo contatto con la maestra o il professore seppur a distanza.
Sono innumerevoli le variabili che possono favorire o meno l’apprendimento… in questo articolo si vuole fare il punto rispetto a una di queste, probabilmente la più importante: l’emozione.
Numerosi e recenti studi hanno definito come le emozioni accompagnino ogni esperienza di apprendimento fungendo da grande decisore che permette solamente due tipi di risposte: fuggo perché mi duole o resto e ricerco perché mi fa bene. Da ciò l’importanza di sapere che ad ogni attività cognitiva corrisponde un tracciato emozionale e che le emozioni possono facilitare o impedire l’apprendimento perché sostengono i processi motivazionali e regolano le funzioni cognitive quali l’attenzione, la memoria, la comprensione e la percezione (D.Lucangeli).
Detto ciò, risulta doveroso per chi si occupa di apprendimento capire che cosa sta succedendo a livello emotivo ai nostri bambini e ai nostri ragazzi in questo periodo di emergenza. Sicuramente potremmo immaginare una bilancia e i suoi due piatti, ogni famiglia potrà inserire su un piatto le emozioni piacevoli che sta vivendo e nell’altro quelle sgradevoli. Le prime vengono definite la benzina dell’apprendimento in quanto favoriscono l’intuizione, la creatività e generano un circolo virtuoso positivo; mentre le seconde occupano la mente e la memoria con pensieri intrusivi che possono bloccarlo. Inoltre le emozioni possono essere estremamente contagiose e possono influenzare quindi il modo con cui il genitore si rapporta al proprio figlio e come lo affianca durante l’esecuzione di un compito. Se il genitore è motivato e sperimenta emozioni piacevoli, sarà più facile per i figli essere motivati e sperimentare a loro volta emozioni piacevoli. Che mestiere difficile il genitore…che mestiere difficile l’insegnante.
Al momento possiamo però cercare di concentrarci sui pochi aspetti positivi che la situazione attuale ci offre: il ruolo della tecnologia. Attraverso quest’ultima infatti gli studenti cercano il contatto perché sentono la mancanza dell’adulto di riferimento che, dopo o con il genitore, svolge il ruolo chiave nel favorire o meno l’apprendimento: l’insegnante, la maestra. La tecnologia sta facendo quello che deve fare, ossia essere il mezzo per raggiungere il fine e non il fine stesso (D. Lucangeli). Il messaggio vocale o il video che arriva su WhatsApp da parte della maestra al suo alunno infonde una carica emotiva incredibile, ricca di significato che difficilmente lo studente potrà dimenticare, ma al contrario l’emozione piacevole che sperimenterà in quel momento traccerà la sua memoria perché ricca di emozioni molto forti. Questa esperienza quindi verrà ricordata con emozioni di vicinanza all’adulto, di alleanza educativa, perché ogni volta che i nostri figli riprenderanno dalla memoria quello che ha detto la maestra o spiegato il professore, riprenderanno dalla memoria emozioni che dicono:
“tu sei importante per me, per la scuola. ti penso e ti sono vicino in questo momento di incertezza”.
Opportunità di una nuova alleanza? Certamente se gestita con la collaborazione tra i docenti intesa come co-progettazione e offrendo feedback immediati, veloci, chiari e soprattutto caldi. Non sentendosi in dovere di “seguire il programma”.
Risulta utopia al momento la pretesa di offrire contenuti e pretendere la loro assimilazione se non si fa leva su tutto quello che potrebbe bloccare l’apprendimento.