I DISTURBI SPECIFICI DELL’APPRENDIMENTO
A cura della dott.ssa Valentina Basaldella
Nei pricipali sistemi nosografici delle patologie mentali, si trova la macrocategoria diagnostica Disturbi evolutivi specifici delle abilità scolastiche (ICD-10, F81) o Disturbo specifico dell’appendimento (DSM-V, 315). All’interno di tale macrocategoria vengono delineate diverse microcategorie che riguardano le specifiche abilità scolastiche di lettura, scrittura e calcolo. In Italia la necessità di fare chiarezza sull’uso termiologico e sulle caratteristiche che definiscono tali disturbi, ha portato gli esperti in materia a confrontare le loro conoscenze durante una conferenza di consenso nel settembre del 2006. Gli accordi presi, sottoscritti nella Consensus Conference del gennaio 2007, hanno permesso, non solo di tracciare concettualmente l’oggetto di indagine, ma anche di favorire l’adozione di procedure diagnostiche tra loro compatibili, indipendentemente dal clinico che valuta le competenze del bambino (Vio e Toso, 2007). Dal 2007, la categoria diagnostica Disturbi Evolutivi Specifici di Apprendimento, convenzionalmente identificata con l’acronimo DSA, si riferisce ai soli disturbi delle abilità scolastiche e in particolare a:
- dislessia (disturbo della lettura);
- disortografia (disturbo della scrittura intesa come abilità di codifica
- fonologica e competenza ortografica);
- disgrafia (disturbo nella grafia intesa come abilità grafo-motoria) e
- discalculia (disturbo nelle abilità di numero e calcolo).
Che cosa si intende con “Disturbi Evolutivi Specifici di Apprendimento”?
Il termine disturbo indica la presenza di un deficit funzionale inemendabile a livello neurobiologico che interferisce con il normale processo di acquisizione di un’abilità. È pertanto importante distinguere un disturbo da una difficoltà: mentre il disturbo è innato e risulta essere resistente all’intervento, la difficoltà non è innata ma causata da fattori di natura contestuale o temporanei e risulta modificabile con interventi mirati.
Il termine evolutivo esclude le patologie di apprendimento acquisite: non siamo di fronte ad una perdità di capacità ma ad una difficoltà di acquisizione di specifiche abilità, causate da disfunzioni neurobiologiche, che può manifestarsi secondo tempi e modalità differenti in base alle richieste ambientali legate alle fasi di sviuppo.
Il termine specifico si riferisce invece al fatto che il disturbo interessa un determinato dominio di abilità in modo significativo ma circoscritto, lasciando intatto il funzionamento intellettivo generale.
Infine, il termine apprendimento si riferisce alla variabile ambientale. Poiché le abilità di lettura, scrittura e calcolo non si apprendono spontaneamente attraverso l’esposizione, è necessario che il bambino riceva una adeguata istruzione. Una diagnosi di DSA avviene pertanto in una fase successiva all’inizio del processo di apprendimento scolastico.
Criteri di inclusione e di esclusione:
Una corretta procedura diagnostica prevede una fase di valutazione clinica, necessaria alla definizione nosografica del disturbo, e una fase di approfondimento funzionale del disturbo. La classificazione categoriale del Disturbo Specifico di Apprendimento, fa riferimento a criteri diagnostici di inclusione e esclusione. Secondo il criterio di inclusione, affinchè si possa effettuare diagnosi di DSA, bisogna che si verifichi la condizione di discrepanza tra abilità nel dominio specifico interessato (deficitaria in rapporto alle attese per l’età e\o la classe frequentata) e l’intelligenza generale (adeguata per età cronologica). Da ciò derivano alcune fondamentali implicazioni sul piano diagnostico:
- Necessità di usare test standardizzati;
- Necessità di escludere la presenza di altre condizioni che potrebbero influenzare i risultati di questi test, come: menomazioni sensoriali e neurologiche gravi, disturbi significativi della sfera emotiva; situazioni ambientali di svantaggio socio-culturale che posso interferire con una adeguata istruzione (criteri di esclusione precedentemente citati).
La Consensus Conference definisce inoltre altri criteri utili per la definizione dei DSA quali:
- Il carattere “evolutivo”;
- La diversa espressività del disturbo nelle diverse fasi evolutive;
- La famigliarità del disturbo;
- La quasi costante associazione ad altri disturbi (comorbilità);
- Il carattere neurobiologico;
- l’impatto negativo nell’adattamento scolastico e nella vita quotidiana.
Vengono infine esaminati i fattori ambientali e le condizioni emotive e relazionali al fine di una presa in carico globale della situazione del bambino.
L’età minima per poter formulare una diagnosi di DSA varia a seconda dell’abilità compromessa. Per diagnosticare una dislessia o una disortografia è necessario che il bambino abbia terminato la seconda classe della scuola primaria, dal momento che questa età coincide con il completamento del ciclo dell’istruzione formale del codice scritto. Tuttavia, in presenza di profili funzionali molto compromessi e in presenza di specifici indicatori diagnostici (pregresso disturbo del linguaggio, famigliarità accertata per il disturbo di lettura) è possibile effettuare una ragionevole ipotesi diagnostica prima della fine della seconda elementare al fine di attivare interventi abilitativiche coinvolgano la scuola e la famiglia. L’ipotesi sarà in ogni caso da verificare alla fine della seconda classe. Per la discalculia (disturbo specifico delle abilità aritmetiche) è necessario aspettare il termine del terzo anno della scuola primaria.
La legge 170\2010 e la Consensuns Conference del 2011:
Dai primi risultati di una ricerca epidemiologica, la prevalenza dei DSA in Italia è stimata tra il 2,5 e il 3,5% della popolazione in età evolutiva. La problematica ha quindi assunto una certa rilevanza in ambito sanitario, scolastico ma anche sociale: questi disturbi, infatti, richiedono un lavoro di rete tra varie figure professionali al fine di limitare importati ripercussioni sull’autostima e sulla motivazione personale che spesso si traducono in un abbassamento del livello scolastico conseguito e in una riduzione della realizzazione delle proprie potenzialità sociali e lavorative. Numerose circolari, odinanze e note ministeriali sono state emanate dal 2004 per mantenere l’attenzione degli insegnanti sui DSA ma, come ha dimostrato la nota MIUR datata 5 ottobre 2007, non sempre le difficoltà di apprendimento dei soggetti dislessici erano tenute nella dovuta considerazione e spesso gli insuccessi erano attribuiti a negligenza o scarso impegno. La legge 170 dell’8 ottobre 2010 (Nuove norme in materia di disturbi specifici di apprendimento in ambito scolastico) riconosce e definisce l’esistenza di dislessia, disortografia, disgrafia e discalculia quali disturbi specifici di apprendimento che posso sussistere separatamente o insieme, garantisce il diritto all’istruzione, promuove l’utilizzo di misure educative e didattiche di supporto non che di forme di verifica e di valutazione adeguate, riconosce i benefici di una segnalazione tempestiva ai Servizi Sanitari Regionali, predispone risorse culturali ed economiche per preparare professionalmente i docenti. Tale legge sancisce dunque che gli interventi che si effettuano nella scuola con gli alunni DSA non siano più legati alla sensibilità di un docente ma devono diventare delle garanzie di cui sono responsabili le isituzioni scolastiche. La legge 170 ha sollecitato non solo la scuola a fornire risposte adeguate ai bisogni dei soggetti con DSA, ma ha anche richiesto al Servizio Sanitario Nazionale di formulare diagnosi specialistiche franche in tempi utili ai fini scolastici. Per tale motivo si è reso ancor più necessario delineare una cornice comune di conoscenze e strutturare un iter diagnostico uniforme e condivisibile. È in questo particolare contesto sociale, culturale e politico, ricco di iniziative in ambito scolastico e sanitario, che si prospetta la necessità di una revisione della Consensuns Conference del 2007. La nuova Consensus Conference che si è tenuta a Roma nel dicembre 2010, voluta dall’Istituto Superiore di Sanità (ISS), Sistema Nazionale per le linee guida (SNLG), ha visto impegnata una commissione tecnica composta da varie figure professionali. Il lavoro svolto è stato quello di compiere una revisione della letteratura scientifica internazionale al fine di aggiornare lo stato dell’arte sull’argomento DSA e fornire raccomandazioni per una prassi clinica condivisa basata sui più aggiornati dati scientifici, adattati al contesto italiano secondo il giudizio di una guiria multidisciplinare. Il documento definitivo di consenso, è stato pubblicato nel giugno del 2011. Il 12 luglio dello stesso anno il MIUR, con il decreto ministeriale N.5669 corredato di Linee guida per il diritto allo studio degli alunni e degli studenti con DSA rende effettiva la legge 170\2010. Le linee guida presentano la descrizione dei Disturbi Specifici di Apprendimento, forniscono alcune indicazioni per realizzare interventi didattici individualizzati e personalizzati, specificano le misure compensative e dispensative, pongono attenzione alla dimensione emotivo-relazionale, specificano i ruoli dei diversi soggetti coinvolti nel processo di inclusione degli alunni con DSA e promuovo la formazione dei dirigeti scolastici e degli insegnanti. Tutto ciò per garantire il diritto allo studio e per promuovere il benessere dell’individuo nel contesto scolastico.
I DSA…
DISLESSIA
Con il termine dislessia, si intende uno specifico disturbo nell’automatizzazione funzionale dell’abilità di lettura decifrativa (lettura di testi o parole ad alta voce). Questa mancata automatizzazione si può manifestare attraverso una eccessiva lentezza nella lettura e/o un elevato numero di errori. Il soggetto dislessico può leggere e scrivere, ma lo fa in modo non automatico, impiegando al massimo le sue capacità ed energie. Le ricerche relative all’evoluzione della dislessia nelle lingue regolari, riportano che la loro velocità di lettura tende a crescere negli anni ma tale prestazione rimane lontana da quella dei coetanei, mentre l’accuratezza tende ad avvicinarsi.
DISORTOGRAFIA
La disortografia è un disturbo della scrittura dovuto a deficit nei processi di cifratura che compromettono la correttezza di tale abilità. Il bambino disortografico presenta un numero di errori nella scrittura di parole, frasi e periodi, maggiore di quanto previsto in base all’età, al profilo intellettivo e al livello di istruzione, non imputabili al mancato apprendimento o a problemi motori e sensoriali. Sono bambini che hanno difficoltà nell’analizzare e distinguere i suoni di cui si compone una parola o nell’utilizzare il codice di simboli che lega i suoni agli elementi grafici corrispondenti. Gli errori che possono commettere sono di tre tipi: fonologici, non fonologici e fonetici. Gli errori fonologici sono: sostituzione di grafemi, omissione di lettere o sillabe, aggiunta di lettere o sillabe, inversioni e grafemi inesatti. Gli errori non fonologici riguardano le separazioni e fusioni illegali, lo scambio di grafema omofono e l’omissione o l’aggiunta dell’h. Infine, gli errori fonetici si riferiscono agli accenti e alle doppie. Spesso la disortografia si associa ad una diagnosi di dislessia in quanto gli apprendimenti della lettura e della scrittura risultano strettamente collegati, raramente risulta isolata.
DISGRAFIA
La disgrafia è un disturbo della scrittura di natura motoria, dovuto a un deficit nei processi di realizzazione grafica. Essa comporta una grafia poco leggibile, irregolare nella forma, disordinata e quindi di difficile comprensione. Il bambino disgrafico generalmente è molto lento perché presenta difficoltà di vario tipo: visuo-spaziali, posturali e motorie, di pianificazione e recupero degli schemi motori e di controllo durante l’esecuzione del movimento. Inoltre il soggetto disgrafico ha difficoltà nella copia, nella produzione autonoma di figure geomentriche e il livello di sviluppo del disegno è spesso inadeguato rispetto all’età.
DISCALCULIA
La discalculia si definisce come un disturbo a carico delle abilità numeriche e aritmetiche che si manifesta in bambini con intelligenza nella norma. Nella discalculia si distinguono due profili: deficit nelle componenti di cognizione numerica e deficit relativo alle procedure esecutive e al calcolo. Il primo profilo si riferisce agli elementi basali dell’abilità numerica come il riconoscimento immediato di quantità, la seriazione, la comparazione, le strategie di composizione e scomposizione e le strategie del calcolo a mente. Nel secondo profilo, invece, risultano difficoltose le procedure esecutive implicate nel calcolo scritto: la lettura e la scrittura dei numeri, l’incollonamento, il recupero di fatti numerici e gli algoritmi del calcolo scritto vero e proprio. Il bambino con discalculia può presentare errori nei sistemi di comprensione e di produzione del numero, nel recupero dei fatti aritmetici e nel recupero delle procedure oltre che nell’applicazione delle stesse.